Passa ai contenuti principali

Post

Per Mencio usare il proprio animo, e cioè la facoltà propriamente umana di pensare ciò che si sente, significa inclinare spontaneamente la propria intenzionalità verso la parte più nobile della propria natura. “Gongduzi chiese: “Come si spiega che, pur essendo tutti ugualmente uomini, alcuni diventano persone di grande valore mentre altre divengono persone di poco conto?” Mencio rispose: “ Coloro che privilegiano quanto hanno di più importante ne sono accresciuti, mente coloro che privilegiano quanto hanno di meno importante ne risultano sminuiti”. “Ma come si spiega che, pur essendo tutti ugualmente uomini, alcuni privilegiano quanto hanno di più importante mentre altri privilegiano quanto hanno di meno importante?” “Gli organi di senso non hanno la facoltà di pensare e si lasciano fuorviare dalle cose esterne. Essendo semplici cose in contatto con altre cose, i sensi se ne lasciano inevitabilmente attrarre. L’organo che è il cuore/animo ha invece la facoltà di pensare. Se pensa potrà
Post recenti
Contesto e memoria Il “contesto” può influenzare la nostra percezione della realtà? E’ semplicemente una cornice oppure è parte integrante del fenomeno percepito? Da un lato possiamo pensare che tutto sommato il contesto non è poi così importante perché non è altro che lo sfondo sul quale si manifestano i fenomeni. Niente di più e niente di meno di un foglio bianco. D'altra parte però c’è chi sostiene che senza alcun foglio bianco non vi potrebbe essere alcun segno grafico. Ecco che, secondo questa visione, il contesto non è un semplice gadget ma è parte integrante dei nostri processi cognitivi.  Tra i vari processi cognitivi vi è la memoria. Vi starete chiedendo, che cosa c’entra la memoria con il contesto? A questa domanda hanno risposto Bransford e Johnson. In un loro celebre esperimento Bransford e Johnson chiesero ad alcune persone di leggere il brano seguente e poi di rievocarlo.  “ Se i palloncini scoppiassero, il suono non raggiungerebbe più la sua meta, perché il tutto ver
"Vi avverto che, se decidete deliberatamente di essere meno di quanto siete capaci di diventare, sarete profondamente infelici per il resto della propria vita". A. Maslow
Dalla Chāndogya Upaniṣad  1. “Getta questo sale nell’acqua, poi domattina accostati a me”. E quello così fece. Poi [il padre] gli disse: “Prendi dunque il sale che iersera hai gettato nell’acqua”. Egli lo cercò, ma non lo trovò: era come completamente sparito. 2. “Orsù, sorbisci un po’ di quest’acqua [ , prendendola] dall’orlo. Come è?”. “È salata”. “Sorbiscine un po’ prendendola dal mezzo. Come è?”. “È salata”. “Sorbiscine un po’ [prendendola] dal'[altro] orlo. Come è?”. “È salata”. “Mangiaci sopra qualche cosa [di salato come controprova]. Poi siediti vicino a me”. Quello così fece e disse: “È sempre [lo stesso]”. [Il padre] allora disse: “O caro, tu non vedi quello che c’è qui, eppure c’è sicuramente. 3. Qualunque sia questa essenza sottile, tutto l’universo è costituito di essa, essa è la vera realtà, essa è l’Ātman. Essa sei tu, o Śvetaketu”. […]
Huìkě e la  Mente-Cuore Nel contesto delle lingue dell’estremo oriente quando si parla di “Mente” ci si riferisce all'organo del pensiero, un po’ come il nostro naso è l’organo dell’olfatto, ma non solo. La mente è infatti quell'organo che si occupa dei pensieri, delle sensazioni, delle emozioni e dei sentimenti. Per essere più chiari dovremmo utilizzare il concetto di “Mente-Cuore” poiché tutto ciò che dinamicamente si muove all'interno dell’essere umano è Mente o più precisamente Mente-Cuore. Ognuno di noi ha un attività psichica che è il risultato dell’aggregazione di cinque skandha, o costituenti della persona empirica (forma, sensazione, percezione, desiderio o impulso e coscienza), che momento dopo momento generano l’idea di vivere una realtà mentale solida. Questa realtà è pura illusione giacché niente è permanente e quindi sostanziale. C’è un famoso episodio che coinvolge il primo patriarca cinese Bodhidharma e il suo allievo Huìkě che ci può meglio aiutare a
Pnin e la derealizzazione  La derealizzazione è un sintomo dissociativo che dà la sensazione, a colui che la vive, di non riconoscere la realtà. Sebbene la realtà e il mondo circostante sono come sempre, non hanno subito alcuna trasformazione, la persona all’improvviso li percepisce come estranei. Colui che vive questa esperienza ha l’impressione di essere catapultato all’interno di un sogno, di un'altra dimensione, da cui osserva la propria vita come fosse un film. Egli si ritrova ad essere uno spettatore alienato dell’esistenza giacché gli eventi, sprovvisti di coloritura affettiva, sono percepiti come estranei.  La derealizzazione spesso si accompagna alla depersonalizzazione la quale dà la sensazione di essere completamente estranei a se stessi. Entrambe queste esperienze producono un profondo e terrificante senso di distacco e di smarrimento. Nabokov nel suo celebre romanzo “Pnin” ce ne dà un breve assaggio.  “Si ritrovò in un giardino pubblico umido, verde e violaceo, del tip
Lao Tzu “Fai attenzione ai tuoi pensieri, perché diventano parole. Fai attenzione alle tue parole, perché diventano le tue azioni. Fai attenzione alle tue azioni, perché diventano abitudini. Fai attenzione alle tue abitudini, perché diventano il tuo carattere. Fai attenzione al tuo carattere, perché diventa il tuo destino.”