Il
Buddhismo e la Mente.
Al centro dell’interesse di ogni
forma di buddhismo vi è la mente. La caratteristica peculiare del buddhismo è l’osservare
e l’analizzare le fondamentali questioni esistenziali in termini di fenomeni
mentali o aspetti della mente. Questo aspetto appare chiaramente nell'interpretazione che il buddhismo dà all'origine della sofferenza o del Karma, entrambe appaiono
come esito di un fenomeno mentale. Sebbene l’idea di Karma è un idea pan indiana e pertanto condivisa anche da altri gruppi religiosi come il Giainismo fra di
essi si hanno differenti interpretazioni. Se per il Giainismo, il Karma, e cioè
l’azione che produce una conseguenza, viene interpretata in termini letterali
per cui a prescindere dall'intenzionalità che sottostà all'azione si avrà una
conseguenza, nel buddhismo, che predilige invece l’aspetto mentale, si ritiene che
ciò che produce l’esito dell’azione non è l’azione in sé ma è l’intenzione che
sottostà all'azione stessa.
Questa peculiarità appare anche
nel caso dell’interpretazione che il Buddhismo dà all'origine della sofferenza.
Esattamente come avviene nell'interpretazione del Karma alla cui base vi è uno
stato mentale, l’intenzione, ciò avviene anche in questo caso per cui la
sofferenza è spiegata attraverso la presenza di un particolare stato mentale,
il desiderio.
Tutta l’impresa della Scolastica
buddista, che è riassunta nell’Abhidharma, è un tentativo di presentare
l'insegnamento del Buddha al di là di un'esposizione di carattere narrativo. I
testi di Abhidharma sono infatti estremamente aridi, oggettivi, sono come dei
manuali di meccanica mentale i quali si pongono l’obiettivo di analizzare la
realtà nei suoi fattori costituenti.
Ad esempio l’idea di persona è
data dall'aggregarsi di cinque fattori o skandha. Skandha significa
"mucchio”, “aggregato”, “raggruppamento" e viene utilizzato nel
Buddhismo per riferirsi ai cinque fattori che costituiscono e spiegano
l'esistenza fisica e mentale di un essere senziente. Ogni persona in sé e per sé
non esiste ma esiste solo in relazione all'interazione tra i suoi aggregati. Nello
specifico i cinque Skandha sono:
-
forma
(o materia o corpo) ( rūpa );
-
sensazioni
(o sentimenti che ha ricevuto dalla forma) ( Vedanā );
-
le
percezioni (saṃjñā) e cioè l'attività mentale che compare in risposta alle
sensazioni
-
la
coscienza (Vijñāna) la quale indica la “consapevolezza del verificarsi dei
processi fenomenologici.
L’Abhidharma propone un modello
di analisi della realtà volto a smontarla e a decodificarla nei suoi
costituenti fondamentali. Esso è una vera e propria lista dei vari costituenti
fondamentali della realtà i quali sono all'incirca cento. I fattori costituenti
la realtà non sono dati oggettivi come possono essere atomi o particelle bensì,
essendo per il Buddhismo tutta la realtà un esperienza mentale, essi sono
piuttosto dei “fattori elementari dell’esperienza”. Quello che interessa al
buddhismo è quindi individuare e analizzare il processo che conduce la mente
alla costruzione della realtà.
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