Il meditante deve generare un sentimento di equanimità o eguaglianza, un “atteggiamento imparziale”, nei confronti di tutti gli esseri senzienti. Deve pertanto visualizzare dinanzi a se un nemico, un amico e una terza persona verso la quale non provi nessun sentimento particolare. Tutti costoro sono in realtà uguali: nell’incessante ciclo delle rinascite ciascuno di loro è stato più volte un amico, un nemico e una persona neutra; ciascuno di loro ci ha aiutato e ci ha ostacolato.
Nessuno di loro è intrinsecamente un amico o un nemico, e tutti, persino nella vita presente, possono diventare un amico o un nemico, o una persona verso la quale non si prova più alcun sentimento particolare. In questo modo si genera un sentimento di equanimità e di eguaglianza nei confronti di tutti.
Per ciò che riguarda, più in particolare, la meditazione delle “Sei cause e un effetto”, ecco in breve indicati i suoi punti:
(1): poiché tutti abbiamo avuto infinite nascite nel passato, risulta che ogni essere senziente, per quanto modesto, è stato nostra madre, o in questa o in una nascita precedente, infinite volte (e oltre che nostra madre, ovviamente, anche ogni altro grado di parentela);
(2): essendo stati nostre madri, questi esseri sono stati infinitamente gentili verso di noi, e hanno sofferto per noi grandi pene e affanni;
(3): al momento attuale, tutte queste nostre “madri” si trovano in una condizione di profonda sofferenza. Che possiamo fare per loro? Abbiamo un dovere nei loro confronti;
(4) e (5): alla luce di queste considerazioni, il meditante sviluppa un profondo sentimento di amore e di compassione: “Possano questi esseri senzienti, mie madri, essere felici, e possa io, contribuire, alla loro felicità”;
Infine, (6): il meditante decide di assumersi la responsabilità di aiutare tutti gli esseri senzienti. Si genera, così, quell’unico effetto, il Bodhicitta, vale a dire l’aspirazione altruistica alla perfetta illuminazione per il bene di tutti gli esseri senzienti.
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