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Il suono sacro dell’energia.

La parola è energia e quindi è un elemento cosmico, vibrazionale, sacro. Il pensiero indiano, successivo alla speculazione dei Veda, suddivide la parola in quattro differenti livelli energetici. Il primo livello è il livello della parola detta; questo livello indica la stratificazione energetica più depotenziata della stessa energia. Il secondo livello concerne il pensiero; prima che la parola venga detta, essa viene pensata. Il pensiero è quindi energeticamente più potente della parola pronunciata. Antecedente al livello del pensiero vi è la dimensione vibratoria, sinaptica che indica l’attimo precedente alla formulazione del pensiero vero e proprio. Il quarto livello è la dimensione del silenzio primordiale, il livello che precorre ogni manifestazione. La parola è collegata all’atto della creazione, ogni parola è un atto creativo. 
Nel pensiero orientale vi sono tanti mantra quante sono le scuole che lo utilizzano. Esso è uno dei tanti supporti meditativi e cioè uno strumento che sostiene la concentrazione del meditante. Il mantra più famoso è quello dell’ Oṃ. La “O” di Oṃ è data dall’unione di due vocale, “A” e “U”, tanto che l’ Oṃ è pronunciato come “Aum”. Posta al di sotto della consonante “” vi è un puntino, chiamato Anusvara. L’Anusvara è il segno utilizzato nelle scritture per indicare la nasalizzazione del suono della lettera in questione. Nel mantra Oṃ la nasalizzazione della Anusvara è uno suono che sfocia nel silenzio. Che cosa significa?
Significa che se si legge il mantra alla rovescia appare evidente la descrizione che esso fa del processo cosmogonico. All’inizio della creazione vi è il silenzio, dal silenzio si produce una live vibrazione indistinta che è rappresentata dall’Anusvara. Questa vibrazione si tramuta poi in un primo grande campo energetico che è rappresentato dalla consonante “M”. 
Gli stati vibratori ed energetici del processo di creazione continuano poi ad evolversi. Si passa allo stato energetico intermedio, rappresentato dalla vocale “U” e infine si giunge allo stato energetico grezzo e altamente condensato proprio del mondo materiale, rappresentato dalla vocale “A”.
Ognuna di queste lettere rappresenta una dimensione energetica differente. La consonante “M” indica la dimensione della pura energia indistinta, la vocale “U” raffigura il mondo di mezzo, la dimensione delle matrici archetipiche della realtà, quella dimensione energetica che non si è ancora tradotta in materia. Quest’ultima è il mondo degli angeli, è la dimensione che si frappone fra Dio e l’umanità o quella peculiare dimensione che nel mondo Buddhista si riferisce al piano dei Bodhisattva e dei loro infiniti paradisi.
La lettera “A” infine si riferisce al mondo materiale. In questo piano l’energia è talmente condensata, coagulata, da dar luogo alla materia. Per le antiche tradizioni metafisiche la materia è quindi una vibrazione sonora rappresa, solidificata in una sorta di coagulo. Il canto del mantra instrada il meditante in un cammino a ritroso che lo conduce direttamente all’origine del tutto. Egli comincia dal mondo dei sensi, proprio della lettera “A”, per giungere infine nel regno del silenzio, nel luogo in cui tutto ebbe inizio. I Veda si riferiscono al mantra Oṃ con l’epiteto di “Barca” o “Carro” così da sottolineare la sua funzione veicolare.
L’etnomusicologo Schneider ha scritto un saggio che si intitola “Pietre che Cantano”. Egli ha osservato i capitelli dei monasteri medioevali e ha notato che in essi vi sono spesso raffigurati dei simboli animali. Schneider ha poi scoperto che ogni animale, per il simbolismo medioevale, corrisponde ad una nota musicale. Ecco che se si trascrivono le note musicali contenute nei capitelli dei chiostri si perviene ad alcuni dei canti gregoriani più famosi dell’epoca. Il suo studio mette quindi in evidenza la comune conoscenza che le antiche tradizioni metafisiche hanno, in merito a suono e cosmogenesi.
Dietro la materia si cela sempre la sinfonia dell’energia che vibra.


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