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Il rito.

Tutti abbiamo i nostri piccoli riti: il rito del pranzo, il rito del bagno, il rito della colazione, il rito della palestra e così via. Accanto a questi rituali si hanno anche riti più complessi come quello dell’eucarestia o del tè. Ovviamente i riti quotidiani non hanno la stessa valenza di quelli sacri ma tra loro c’è un elemento di comunanza. Che cos’è? 

Il rito è una sorta di portale di accesso che conduce ad un’atra dimensione, una dimensione più nascosta e sacra che è la dimensione del Sè, del raccoglimento interiore. I rituali sono momenti in cui la persona viene introdotta in un luogo più profondo attraverso il quale può sentire un più intimo contatto con sé stessa o con un Dio. 
Antropologicamente parlando il rito non è altro che la creazione di uno spazio sacro che consente di mettere in comunicazione il nostro mondo umano e il nostro tempo con la dimensione sacra che è al di fuori del tempo e che è propria del mito. Il mito è il luogo degli Dei e dell'origine dell’universo e narra della vita e dei suoi rompicapi. Mettersi in contatto con il mito significa quindi entrare in un profondo contatto con le radici dell’umanità, con i suoi sentimenti, le sue emozioni e i suoi turbamenti; un po' come quando si entra in contatto con sé stessi.
Ecco che, indipendentemente dalla natura del rito, ciò che in esso accade è un raccoglimento, un momento di riflessione che ci concediamo.
Non importa quindi se il contatto con sé stessi avviene di prima mattina, durante la pausa caffè, in chiesa o sulla tazza del bagno: d’altronde il proprio Sè non è forse la manifestazione di un Dio se non addirittura la divinità stessa?

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Lao Tzu “Fai attenzione ai tuoi pensieri, perché diventano parole. Fai attenzione alle tue parole, perché diventano le tue azioni. Fai attenzione alle tue azioni, perché diventano abitudini. Fai attenzione alle tue abitudini, perché diventano il tuo carattere. Fai attenzione al tuo carattere, perché diventa il tuo destino.”
Per Mencio usare il proprio animo, e cioè la facoltà propriamente umana di pensare ciò che si sente, significa inclinare spontaneamente la propria intenzionalità verso la parte più nobile della propria natura. “Gongduzi chiese: “Come si spiega che, pur essendo tutti ugualmente uomini, alcuni diventano persone di grande valore mentre altre divengono persone di poco conto?” Mencio rispose: “ Coloro che privilegiano quanto hanno di più importante ne sono accresciuti, mente coloro che privilegiano quanto hanno di meno importante ne risultano sminuiti”. “Ma come si spiega che, pur essendo tutti ugualmente uomini, alcuni privilegiano quanto hanno di più importante mentre altri privilegiano quanto hanno di meno importante?” “Gli organi di senso non hanno la facoltà di pensare e si lasciano fuorviare dalle cose esterne. Essendo semplici cose in contatto con altre cose, i sensi se ne lasciano inevitabilmente attrarre. L’organo che è il cuore/animo ha invece la facoltà di pensare. Se pensa potrà