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Il re Milinda e la metafora del carro.

Nel Milindapañha, o “Domande del re Milinda”, è descritta la natura illusoria di ogni fenomeno. A questa illusorietà non si sottrae neppure l’Io. Il monaco Nagasena espone suddetta visone al re Milinda attraverso l’enunciazione della metafora del carro.
“Se, gran re, sei venuto con un carro, mostrami che cosa è un carro. E’ forse il timone il carro?”. “No, venerando signore”. “Sono le ruote il carro?”. “No, signore”. “E’ il telaio il carro?”. “No, signore”. “Sono l’asta della bandiera, il giogo, le redini, i raggi delle ruote, la frusta il carro?”. “Sono forse gran re, tutte queste cose insieme il carro?”. “No, signore”. “C’è allora gran re, un carro oltre tutte queste cose?”. “No, signore”.

Il monaco Nagasena prosegue dicendo: “Il carro non è che un mero suono vuoto. Un carro è una parola di senso comune, un appellativo corrente, una mera convenzione linguistica, di ordine pratico e nulla di più”. E allo stesso modo, conclude Nagasena “l’Io individuale è tutt’al più una parola di senso comune, un appellativo corrente”.

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